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Anas non si è allungata la concessione

Direzione Generale,

Anas non si è allungata la concessione

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Replica al Fatto Quotidiano del 15 settembre 2018​

Caro Direttore,
in riferimento all'articolo del 15 settembre intitolato "Anas si proroga la concessione. Toninelli: Bloccate il bilancio" , vanno precisate diverse gravi inesattezze.
Innanzitutto è falso che il Ministero delle Infrastrutture non fosse informato dell'approvazione del bilancio Anas e che in esso sia deliberato l'allungamento della concessione dal 2032 al 2052, che viene solo ipotizzato a livello probabilistico. Il temine della concessione, infatti, resta fissato al 2032, termine entro il quale la stessa è ammortizzata, e il Ministero ha sempre avuto comunicazione di tutti i passaggi relativi al bilancio, degli atti consiliari propedeutici e delle riunioni del collegio sindacale.
Va anche evidenziato che il bilancio ha avuto il via libera del collegio sindacale e della società di revisione e che esso ha recepito  indicazioni del MEF all’azionista, informato il MIT, anche sugli aspetti patrimoniali.
Si segnala una ulteriore inesattezza: la “fusione” , come erroneamente la definite, è indipendente dal valore patrimoniale di Anas.
Come discusso con il Ministro, la separazione tra Anas e FS non richiede necessariamente che si abbatta il patrimonio di Anas, come erratamente evidenziato nell’articolo, ma è sufficiente abrogare la legge che ha imposto la fusione con una scissione deliberabile dall’assemblea di FS. 
D'altronde Anas è di proprietà di tutti gli italiani e non di un singolo manager ed è interesse dello Stato avere una società pubblica forte ed efficiente, che possa rappresentare un'alternativa al privato nella gestione delle concessioni autostradali, come fa ad esempio già in Veneto reinvestendo gli utili in opere per il territorio.
Riguardo allo stipendio dell'amministratore delegato Gianni Vittorio Armani, va precisato che al momento dell'ingresso di Anas nel gruppo Fs, la società delle strade ha dovuto adeguare il suo modello di governance a quello di tutte le altre aziende del gruppo. Quindi, dietro espressa richiesta scritta di Fs, Armani ha dovuto rinunciare alla carica di presidente ed è stato nominato ad e direttore generale, con uno stipendio del tutto in linea con gli altri manager delle altre società , da Rfi a Trenitalia, e ovviamente inferiore a quello dell'ad del gruppo e a quello di analoghi ruoli di gruppo valutati più rilevanti dell’AD di Anas. 
Infine le supposizioni del giornalista sulla pretesa dell'ad Armani di restare abbarbicato al suo posto sono completamente false, cosa di cui il Ministro Toninelli è sempre stato informato.